Con le restrizioni agli spostamenti, anche nella Repubblica Democratica del Congo dall’estate 2020 la sopravvivenza, già difficoltosa per la maggioranza delle donne, lo è diventata ancora di più. Abbiamo quindi accolto già nel 2020 la variazione al progetto precedente a favore di circa 20 ragazze provenienti da sequestri, torture o schiavitù di carattere sessuale, consistente in un progetto agricolo, che dia loro i mezzi di sostentamento, mediante la coltivazione principalmente di soia e mais. Ciò in considerazione sia delle necessità nutrizionali delle ragazze e degli eventuali figlie/i, ma anche per avviare un’attività futura di commercio, soprattutto per la soia, la più redditizia fra i due prodotti. Il programma è partito molto bene, per il raccolto dell’anno scorso, una parte è stato distribuito alle beneficiarie e un’altra parte venduta, e il ricavato ha aiutato a completare le spese della coltivazione di quest’anno e il campo è stato affittato nuovamente: per il 2021 il terreno per la coltivazione di soia, mais e fagioli, è già stato seminato e le piante stanno crescendo. Ma come ogni anno, a settembre centinaia di ragazze vengono a bussare alle porte del “Foyer Espoir” anche per la formazione in sartoria. Nel 2021 ne sono arrivate più del solito e rimandarle tutte indietro con i loro figli a mani vuote, non è stato possibile; perciò, malgrado i mezzi a disposizione che non permettono di realizzare due progetti contemporaneamente, l’equipe sul posto ha deciso di stringere le spese per dare la possibilità ad altre ragazze riducendo i mesi del corso di formazione. La nostra amica Marie Jeanne Balagizi, referente esterno del progetto, che pochi giorni fa ha ricevuto un premio dalla Regione Piemonte,ufficio per i diritti umani e civili presso la Presidenza, dichiara: “Speriamo nella divina provvidenza di riuscire a trovare qualche finanziamento per l’emergenza Covid e/o di organizzare altre attività di raccolta fondi.”